Perchè si viaggia? e come rapportiamo il nostro viaggiare con quello che è la vita di tutti i giorni? quante volte ci siamo chiesti quale fosse il senso di questo anelare ad andare continuamente “in giro”, soprattutto una volta tornati alla solita vita quotidiana?
Le risposte alla domanda: qual è il senso del viaggio? possono essere tante, da sempre si leggono ovunque un’infinità di argomentazioni – più o meno scontate – a proposito di questo tema, e non solo sul web:
- perchè è educativo per me/i miei figli
- per mettersi alla prova/uscire dalla propria zona di comfort
Poi ci sono sempre i classici:
- per evadere dalla realtà di tutti i giorni
- per riposarmi/divertirmi
Ed infine qualcuno lo ammette:
- perchè è come una droga (o una “malattia”), non ne posso più fare a meno.
E le “frasi celebri sui viaggi” che infarciscono soprattutto i social dei viaggiatori ormai in tutte le salse fino alla nausea? Eccone alcune:
Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina (Sant’Agostino): e daie con questo libro…
Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone (John Steinbeck, scrittore americano): non sono sicura di aver capito chi fa che cosa
La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada (Bruce Chatwin, scrittore e viaggiatore): no grazie, preferisco avere un tetto sulla testa!
Viaggiare è l’unica cosa per cui spendi dei soldi ma che ti fa tornare arricchito (??) : non vale per tutti, c’é chi torna stupido come prima.
Ma le mie preferite sono queste:
Viaggiare moltiplica le vite degli uomini (Banana Yoshimoto, scrittrice giapponese): la mia scrittrice preferita, che parla del senso del viaggio in questo suo libro.
Nessuno ha bisogno di una vacanza quanto uno che ci è appena stato. (Elbert Hubbard, scrittore statunitense): questo è un genio, aveva capito tutto molto prima dell’era dei travel blogger!!
Scherzi a parte, recentemente sono tornata a pormi seriamente la domanda, e non perchè non avessi proprio nient’altro da fare, ma perchè devo confessare che per me da qualche anno a questa parte sussisteva un grosso problema: viaggiare era diventata l’ancòra di salvezza a cui anelare rispetto ad una vita quotidiana – la mia – il cui meccanismo ormai “non girava proprio più”.
Fino a 3-4 anni fa, infatti, il viaggiare per me era quasi sempre accompagnato da sentimenti positivi, anche di leggerezza e di spensieratezza; riuscivo a godermi i giorni di vacanza fino in fondo anche un po’ come venivano, e mi sentivo corroborata ed in forze al ritorno.
Cose dei bei tempi andati ormai, sentimenti da troppo tempo completamente svaniti, sostituiti da un bel punto interrogativo ad ogni ritorno a casa, e da un’aspettativa esagerata nei confronti dell’esperienza del viaggio stesso, che non facevano altro che finire per guastare il tutto.
Viaggiare per fuggire dal quotidiano.
Chiaccherando poi con diverse persone con la stessa “passione” in comune, mi sono resa conto di non essere da sola, anzi, facevo parte di un gruppo bello nutrito. Il gruppo di quelli che: la vita quotidiana è quello che è, spenderò tutti i miei soldi in viaggio (sì, esiste anche un gruppo su facebook che si chiama così), conto i giorni al lavoro tra un viaggio e l’altro, m’interessano solo le ferie etc etc. Un sentimento, un dato di fatto, un problema? come vogliamo chiamarlo non so, apparentemente condiviso da un sacco di persone.
E capiamoci bene, non è questione di avere una vita di cacca a casa.
Tutti quelli che conosco e che dicono così – la sottoscritta in primis – hanno un lavoro che magari gli piace anche abbastanza, una buona stabilità economica (altrimenti i viaggi non potrebbero nemmeno farli), hanno un partner/famiglia, apparentemente non gli manca nulla, insomma.
Eppure, sembra esserci questo malessere strisciante di fondo per cui si continua ad esternare di vivere solo per il prossimo viaggio, spiattellandolo pure in giro come se fosse una cosa positiva.
Dato che per me il famoso mal comune mezzo gaudio non funziona proprio, ho iniziato a chiedermi se veramente la vita che IO volevo avere era questa, un contare i giorni tra un viaggio e l’altro, da una prenotazione a quell’altra, continuando nel frattempo ad aggiornare freneticamente tutti i social, perchè oggi sono quelli in primis che parlano del tuo status di viaggiatore.
Io sono giunta a questa conclusione:
Vivere solo in funzione del prossimo viaggio non è una cosa positiva di cui vantarsi, è un girone infernale che fa male alla salute, e da cui ad un certo momento è necessario uscire.
Ma la soluzione qual è? che alternative ci sono? Che dovevo fare? provare a viaggiare di meno? smettere completamente e vedere cosa succede? Partire e non tornare mai più? (e confesso che l’ho pensato tante volte..) Mettermi a fare la “nomade digitale” che vive e lavora viaggiando? e pensare che ho un mestiere ideale per questo.. sono una grafica e lavoro in proprio già da tanti anni, a me bastano un computer e una connessione internet per lavorare (a mio marito però no, eh).
E il problema era il mio modo di viaggiare o il modo di affrontare la vita quotidiana?
E se la soluzione invece fosse iniziare chiedermi come mai mi pesava così tanto la vita di tutti i giorni e perchè ero così insoddisfatta?
Gli eventi spartiacque (quando capisci che sei alla frutta).
Mentre tutti questi ragionamenti accompagnavano il mio rimuginare pre e post viaggio degli ultimi 3-4 anni, e a me ogni tanto tornava a spuntare il dubbio che sì forse era anche normale andare avanti così, visto che lo facevano tutti, nel 2014 ci ha pensato la vita stessa a darmi un bel calcetto nel sedere per farmi fare un passo avanti.
Iniziato l’anno con un’ansia generalizzata e con un’aspettativa crescente nei confronti del prossimo viaggio programmato, le Bahamas ad aprile 2014, il destino ha voluto – ma guarda un po’ – che proprio da quel viaggio io dovessi tornare a casa dopo solo pochi giorni con un piede rotto.
Questo avvenimento ha creato un grosso scompiglio nella nostra vita, non eravamo preparati ad affrontare un evento del genere, noi così bravi sempre a programmare tutto. Abbiamo perso un sacco di soldi, abbiamo litigato con le assicurazioni di viaggio, abbiamo dovuto cancellare anche il viaggio in Scozia, non avevamo più energie di scorta per affrontare il quotidiano, avevamo investito tutta la nostra aspettativa in quel viaggio, e non solo non era andato bene, ci aveva anche procurato guai molto seri.
Nell’autunno, poi, quando ormai stavo finalmente bene, e pensavamo di aver superato il momento negativo, mentre cercavamo la maniera di recuperare le forze, ecco che una grave malattia in famiglia ci ha di nuovo scombussolati tutti quanti.
Per fortuna, poi, le cose sono andate per il meglio per questo familiare, noi però ci siamo dovuti scontrare con la realtà che la vita non dura per sempre, i casini più brutti capitano anche uno dopo l’altro senza nessun preavviso, e che per quell’anno con la sofferenza ancora non avevamo finito.
A gennaio 2015, però, ancora non avevamo imparato bene la lezione.
Per riprenderci da tutto lo stress dell’anno precedente, cosa abbiamo fatto? un bel viaggetto ovvio!! siamo tornati nelle Antille, destinazione che per noi da sempre è sinonimo di qualcosa di bello, quindi sarebbe dovuto andare tutto bene per forza – questo abbiamo pensato. E così prenotiamo 2 settimane sull’isola di Saint Lucia, in una villa molto confortevole con piscina e tutte le comodità. Nonostante questo, secondo voi una volta là siamo riusciti a divertirci, riposarci, rilassarci, riprenderci?
No, non dico tutte queste cose messe assieme, eh, magari anche solo una.
No, niente da fare. Insonnia totale e crisi di pianto in spiaggia. Guardavo il mare cristallino senza nessuna voglia di fare il bagno (cosa inconcepibile per la sottoscritta) e dicevo: io che ci faccio qui? voglio tornare a casa.
VOGLIO TORNARE A CASA, RENDETEVI CONTO.
Per la prima volta in vita mia mi trovavo nei miei amati Caraibi e volevo solo tornare a casa. Piangevo pure. Mi sono finalmente resa conto che avevo un sacco di cose da sistemare nella mia vita che non andavano bene, e che di certo non sarebbero cambiate al mio ritorno solo perchè ero stata ai Caraibi in vacanza per 15 giorni.
A quel punto mi sono detta: MAI PIÚ.
Mai più mettere i viaggi e le vacanze al primo posto delle cose a cui anelare, mai più attaccarcisi come l’unica cosa bella di un meccanismo che non “gira” più, sperando che ti diano la soluzione ai tuoi problemi o la ricarica dopo un anno difficile. Perchè se è vero che gli imprevisti capitano, quello che non va bene è farsi trovare così sprovvisti di energie, così spremuti dalla propria routine quotidiana, da rischiare di non saltarci più fuori.
E soprattutto, inutile continuare a sperare che organizzare un altro viaggio ti possa salvare il culo, perdonate il francesismo, bisogna riorganizzarsi il quotidiano e le proprie forze ed energie.
Che voglio fare della mia vita, quindi, oltre a riporre le mie aspettative nel prossimo viaggio?
Che cosa volevo fare quindi della mia vita, oltre a sbattermi a lavorare, lamentarmi, aspettare il prossimo viaggio per tirami su, sperando che nel frattempo non capitino altre sfighe?
C’è chi riesce a trovare le forze dentro di sè comunque, chi dalla dedizione al proprio lavoro, chi dagli affetti. Io le cercavo nei viaggi, e quando tornavo a casa finiva tutto. Dato che la vita quotidiana però va affrontata in un modo o nell’altro – a meno che uno non si metta a viaggiare per sempre, ma sono veramente poche le persone adatte a fare ciò e comunque dubito che sia una “soluzione” – è necessario riorganizzarsi.
Mio marito ed io lavoriamo rispettivamente da 21 e 27 anni, conduciamo una vita molto sedentaria e siamo piuttosto attaccati alle famiglie di origine. Praticamente l’italiano medio
Fino a qualche tempo fa pensavamo che avremmo fatto le stesse cose per tutta la vita, come chi inizia a lavorare in un posto e poi va avanti a tirare la carretta fino alla pensione. Visto che però arrivavamo sempre col fiato corto ed esausti, e nemmeno viaggiare serviva più a niente, ad un certo punto abbiamo iniziato a chiederci se il sistema con cui avevamo impostato la nostra vita quotidiana andava ancora bene oppure no.
Chi dice che bisogna fare in eterno sempre le stesse cose? non è forse più logico ad un certo punto sentire la necessitá di riallineare la propria vita secondo i propri desideri e le proprie necessità? Quello che può sembrare un progetto interessante a 25 o 30 anni, a 40/50 anni quasi sicuramente non lo é più. E allora perchè non fare entrare il cambiamento nella propria vita? non è forse nel quotidiano che sta la vera sfida, piuttosto che nello scovare il prossimo viaggio sempre più lontano o sempre più strano?
A questo proposito, qualche tempo fa leggevo sul blog Alla ricerca di Shambala una citazione dal libro di Claudio Magris “L’infinito viaggiare” che mi sembra calzi a pennello con questo argomento:
Il viaggio come fuga dalla propria realtà quotidiana è “immorale” perché…
“L’avventura più rischiosa, difficile e seducente si svolge a casa; è là che si gioca la vita, la capacità o incapacità di amare e di costruire, di avere e dare felicità, di crescere con coraggio o rattrappirsi nella paura; è là che ci si mette a rischio.
La casa non è un idillio; è lo spazio dell’esistenza concreta e dunque esposta al conflitto, al malinteso, all’errore, alla sopraffazione e all’aridità, al naufragio.
Per questo essa è il luogo centrale della vita, col suo bene e il suo male; il luogo della passione più forte, talora devastante – per la compagna e il compagno dei propri giorni, per i figli – e la passione coinvolge senza riguardi. Andare in giro per il mondo vuol dire pure riposarsi dall’intensità domestica.”
Le vere avventure non sono scalare alte montagne, affrontare gli oceani o viaggiare per anni senza una meta precisa. La vera avventura è il quotidiano, qualunque cosa uno intenda per questo.
E se questo quotidiano non ti sta più bene al punto che rischi di diventare matto, non vai più d’accordo col partner e non hai il tempo e le energie per dedicarti alle persone / cose che ami, allora è ora di cambiare. E questo a costo di smettere di viaggiare o di fare quella qualunque cosa ritenuta indispensabile fino a quel momento per riuscire a continuare a “sopportare”.
E quindi, che vogliamo fare?
Tutte chiacchiere, cara Mafalda, sono buoni di farle tutti. L’argomento “mollo tutto e ricomincio da capo” tira un sacco sul web, tutti ne parlano e quasi nessuno fa niente, l’importante è continuare a lamentarsi.
Tutto vero, tutti ne parlano e quasi nessuno fa qualcosa; noi però stavolta abbiamo deciso di fare sul serio.
A dire il vero, avevamo già cominciato in quell’estate del 2013 in cui abbiamo comprato la nostra barchetta per imparare ad andare a vela, con il desiderio di modificare sostanzialmente il nostro stile di vita quotidiano. Gli eventi del 2014, poi, ci hanno messo alla prova, ma adesso posso dire che ne stiamo saltando fuori.
Abbiamo messo in fila le cose, chiedendoci che cosa desideravamo per il nostro presente, quali erano i nostri sogni, ed anche cosa poteva andare bene per il nostro futuro, perchè non siamo più convinti di voler tirare sempre la stessa carretta fino alla fantomatica pensione, che, se tutto va bene ci lascerà in braghe di tela, se mai ci sarà.
Abbiamo bisogno di qualcosa che sia più a misura di noi, di quello che siamo ora, in questa fase della nostra vita.
Prima di tutto, nonostante un tot di paura, abbiamo ripreso e messo di nuovo in mare la nostra barca a vela, con la quale avevamo iniziato ad avventurarci nell’estate di 2 anni fa; dopo il mio incidente in barca in cui mi sono fratturata il piede, non é stata una cosa così automatica, ma l’abbiamo fatto e ne sono fiera.
Poi, qualche mese fa, abbiamo finalmente dato il via ad un piccolo grande progetto a cui lavoravamo come idea ormai da un anno e mezzo, nella pratica dall’inizio di questo 2015.
Una volta tornati dall’illuminante viaggio a Saint Lucia, ad aprile di quest’anno, abbiamo acquistato, investendo tutti i nostri risparmi, un piccolo rustico con un po’ di terreno e con un uliveto in Liguria, una regione che abbiamo iniziato a frequentare e conoscere meglio solo da quando abbiamo la barca, pur essendo relativamente vicina per noi. Ora stiamo ristrutturando questa antica casa e vorremmo riuscire a dare nuova vita anche al terreno e agli ulivi abbandonati.
É un’idea che era da tanto nei nostri sogni e a cui pensavamo già da molti anni, ma mai finora come un progetto da realizzare concretamente.
Quello che desideriamo.
Nella vita si cambia, come dicevo prima, e il cambiamento é la linfa della vita, bisogna solo avere il coraggio di assecondare quello che magari la nostra vocina di dentro ci suggerisce giá da un po’. Noi:
- desideriamo fare della nostra vita quotidiana qualcosa di cui andare fieri, e non solo per i soldi che riusciamo a portare a casa;
- siamo stanchi di stare 10 ore al giorno al chiuso, in un ufficio o inchiodati davanti al pc a spremerci le meningi per un lavoro puramente intellettuale, che poi non ci fa nemmeno più dormire la notte a furia di pensare, abbiamo bisogno di fare qualcosa di più fisico, che ci permetta di stare fuori, muoverci e respirare;
- siamo stanchi di lavorare solo per far crescere i progetti altrui, abbiamo voglia di un progetto nostro;
- ci siamo resi conto che é ora di decelerare, non nel senso di non fare più niente, ma per permettere al nostro “conto energie nervose” di non andare continuamente in rosso, soprattutto nei confronti degli imprevisti che possono accadere;
- avremmo voglia di cimentarci nell’ospitalità per altri viaggiatori, dopo che siamo stati ospiti per tante volte noi stessi; è un concetto che ci piace molto, quello di “casa lontano da casa”. In questo rustico, infatti, sarebbe possibile ricavare due appartamenti, uno per noi e uno per eventuali ospiti;
- desideriamo vedere crescere e ridare vita a qualcosa di abbandonato, per farne qualcosa di nuovo. E soprattutto..
- … vogliamo la vista mare!!!!
A proposito, secondo voi poi ci riesco con questa casetta a fare uno scambio casa con una villazza con piscina ai Caraibi?!
Ha haaaa non preoccupatevi, sono sempre io, la solita Mafalda
tu sei un genio:
inutile continuare a sperare che organizzare un altro viaggio ti possa salvare il culo, perdonate il francesismo
ma quanto è vero?
ah ah ah
Ah… ma allora succede anche a te?!?
Vuoi la verità? Io anni fa proprio per motivi simili ai tuoi ho smesso di viaggiare per un paio d’anni e ho risolto i miei problemi. Poi ho ricominciato a viaggiare e lo farò finchè mi farà stare bene.
Al mondo ci sono delle priorità e per me viaggiare non è tra esse nonostante io ami terribilmente farlo
Grazie per la tua sinceritá!
“Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte.Per questo viaggiare non serve. Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori. È inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé.” T.Terzani
Sempre lui che trova le parole giuste! Un post bellissimo che poteva essere scritto solo da chi di strada ne ha già fatta un bel pezzo e giustamente si fa delle domande. Viaggiare è un grande strumento, mai un fine, altrimenti diventa pure quello una ruota da criceti Quando la vita ti insegna a capirlo, le scelte sono inevitabili. La vostra scelta di vita mi piace parecchio, e sono sicura che alla fine quello scambio casa col villozzo caraibico lo assaporerai in modo completamente diverso
Grazie Monica, da quando ho letto il tuo post ho iniziato a rimuginare sul fatto di scrivere qualcosa, perché questo é l’argomento principale per me, in questo momento della mia vita, e come al solito sono stata moooolto prolissa. Invece quel che dici tu riassume perfettamente il concetto: viaggiare deve essere uno strumento, mai un fine. Grazie
Bellissimo articolo Mafi sono perfettamente d’accordo che viaggiare è bello ma non deve essere un modo per sfuggire la vita reale. Sai che mi piace girare il mondo ma la mia vita è qui con la mia famiglia e tutti i problemi di una vita “normale”. Andare in vacanza è bellissimo ma pensare già alla prossima quando ancora non hai finito questa è, secondo me, un sintomo che non stai bene con te stesso e questo continuo cercare chissà cosa dovrebbe far riflettere.
Cia Manu grazie per il commento! io credo che ognuno debba cercare la sua strada, qualcuno dice che la sua quotidianità è viaggiare, perchè magari ha fatto questa scelta e vive e lavora viaggiando, ma sono eccezioni, e prima o poi anche queste persone tornano a casa, nel senso di un punto di riferimento, non sono situazioni che durano per sempre ma a volte fanno parte di un periodo della vita in cui si è in ricerca di qualcosa. L’importante è esserne consapevoli, e riuscire a trovare il proprio equilibrio, in modo che il viaggio sia un modo per arricchirsi veramente, non per sfuggire a qualcosa. Il tornare alla propria vita quotidiana non può essere una condanna! un bacione, ciao
Non ho mai viaggiato per fuggire.da qualcosa ,l ‘ho.sempre fatto per il gusto di farlo,per curiosità per.conoscere nuove.culture e.nuovi spazi .
I ritmi.degli ultimi anni non mi andavano più bene e.ho scelto.un”altra strada .
E’ scegliere la.cosa più giusta per te che e’ importante ovunque questa scelta ti porti ….
La mia mi.ha portato a Bali .
Bacio Mafi
Sono d’accordo!
Che bel post e che scelta meravigliosa che avete fatto!
Da fuori, anch’io mi domando cosa spinga certe persone a viaggiare continuamente, ad essere in giro ogni fine settimana…. Ma non amano la loro casa, la loro città, il loro quotidiano tra tran? Con questi figli continuamente sballottati di qua e di là… Ok qualche viaggio e weekend in giro, ma tutta questa frenesia suona decisamente male. Io e mio marito vi invidiamo tantissimo! Forse quando non avremo più le zavorre di oggi (molte e pesantissime) vi imiteremo.
Ciao Annalisa, grazie per il commento anche io tutra questa frenesia non la capisco, peró da quando abbiamo questo punto di riferimento qua in Liguria – in questo momento sono proprio di fronte al mare! – anche noi non vogliamo più stare a casa. Apoena abbismo un po’ di tempo libero, desideriamo soltanto venire qua. Io personalmente di vivere nella mia città mi sono stancata tantissimo, non ne posso proprio più. Per le “zavorre” ti capisco molto bene.. Un saluto ciao
Ciao, tu hai letteralmente descritto il mio stato d’animo! Siamo tutti perennemente in viaggio e non abbiamo né voglia né coraggio per vivere la nostra quotidianità. Hai fatto un grande lavoro insieme alla tua famiglia nel capire cosa vuoi veramente dalla tua vita e per prenderne atto. Tutto questo però è stato possibile anche grazie ai viaggi che hai fatto. Ti saluto con la mia frase preferita sui viaggi di Proust “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. P.S. Ho condiviso il tuo post su Facebook perché conosco tante persone che ne hanno bisogno.
Grazie Zorana!
Che dire? Hai già fotografato perfettamente tu il sentire di tanti di noi (noi che frequentiamo il tuo blog, naturalmente ). Da un lato sento una grande tristezza nel pensare che ci sia tutta questa insoddisfazione latente (parlo per me ma sono sicuro anche per tanti altri…), in fondo siamo fortunati, abbiamo casa, lavoro, affetti..eppure non siamo felici, come mai? Anche io sento che questa vita che stò vivendo non è più la mia, non è quella che voglio/posso fare ancora a lungo, ma la paura, ebbene si, la paura mi frena: cambiare per far cosa? e poi, se và male, che faccio? e mia figlia, stà crescendo e lei ha bisogno di certezze…Tante domande si affollano e allora è più facile pensare ad un viaggio che ti impegna mente e fantasia, almeno per un pò.
Ti ringrazio e tengo questa tua esperienza come un ulteriore tassello del mio mosaico, spero di riuscire davvero a finirlo prima che giunga il mio tempo…
Ciao Mati, non ci conosciamo ma ti abbraccio forte
Ciao Fabrizio, ti ringrazio molto per questo tuo commento.
Anche io mi sono fatta nel tempo le stesse tue domande, e credo continuerò a farmele per il resto della vita. Sono arrivata a pensare che siano insite nella natura umana, altrimenti non ci sarebbe il desiderio di migliorare, di progredire, e di cambiare. Tante persone che hanno realizzato importanti cambiamenti per la storia e per l’umanità hanno creduto in sè stesse anche quando andavano contro tutti, oppure semplicemente hanno fatto piccole cose di cui nessuno è venuto mai a sapere, ma grandi per la propria vita.
Tutto questo per dire che il problema nasce, secondo me, quando la voglia di cambiare ce la portiamo dietro per troppo tempo, ma senza assecondarla. Piano piano rischiano di presentarsi sentimenti di insoddisfazione generale e stanchezza, o peggio ancora nevrosi e malattie.
Il desiderio di cambiamento è nella natura umana, e forse noi (soprattutto noi “occidentali”, troppo abituati ad avere un certo numero di sicurezze e ai nostri tran tran quotidiani, certamente anche di tante cose belle) ci siamo dimenticati di questa cosa, e allora quando arriva il desiderio di cambiamento ci spaventiamo. Poi, bisogna dire anche che cambiare non significa necessariamente stravolgere tutto, anzi..
Che ne pensi? ciao e un abbraccio anche a te e alla tua famiglia
P.S. io non ho figli, ma secondo me i bimbi hanno bisogno di serenità per crescere bene, se i genitori sono contenti staranno bene anche loro.
Verissimo Mati, ed il tuo articolo è stato un ulteriore spunto di riflessione, ieri con mia moglie abbiamo fatto una bella chiacchierata e gà questo è un ulteriore passo verso una vita più serena e soddisfacente!
PS: quando guardo mia figlia, per fortuna (ma, senza falsa modestia, non solo per quella) sento che la strada che ho/abbiamo deciso di intraprendere è comunque quella giusta..
Ciao Mati
In bocca al lupo per tutto! Ciao
Ciao Mafalda, ho letto per la prima volta un tuo post e non poteva essere piu’ azzeccato (be’, l’ho scelto apposta, ero stato attratto dal titolo). Non e’ tanto quello che dici, le conclusioni a cui sei arrivata e le scelte che hai fatto (per cui ti auguro in bocca al lupo)… E’ come ne parli, con quanta chiarezza cristallina, e come riesci a far vivere a chi ti legge tutto il viaggio della vita che ti ha portata dove sei adesso. E’ cosi’ personale e intimista, parla di te e degli altri, ma esprime solo il tuo pensiero e non giudica quello degli altri… Anche se a dire il vero ci ho goduto troppo quando hai presso in giro quelli che pubblicano le citazioni da viaggio scontate (il mondo e’ un libro, gia’, ma quello di Sant’Agostino non lo ha letto nessuno). Grazie mille per la lettura!
Ciao Giuseppe, grazie a te!
Da receptionist che lavora in una struttura tra i colli toscani voglio dire una cosa.
Ogni giorno vedo arrivare ospiti di tutti i tipi: chi per lavoro, chi per piacere, chi forse per scappare da qualcosa. Ma sapete cosa hanno in comune tantissimi di loro? Sembrano più concentrati sullo scattare la foto perfetta che sul godersi il viaggio.
Entri in hotel con il telefono già in mano, chiedi qual è l’angolo più instagrammabile, e prima ancora di sapere dove si trova la tua camera vuoi sapere la password del Wi-Fi.
Ma davvero, fermati un attimo.
Guarda fuori dalla finestra. Hai mai visto una vista così? C’è il tramonto che dipinge il cielo di mille sfumature, e tu stai cercando di farlo entrare in uno schermo di 6 pollici. Senti questo silenzio? È diverso da quello di casa tua, non è il silenzio di un ufficio chiuso o di una sera noiosa.
Quando cammini per la città, non guardarla solo attraverso l’obiettivo della fotocamera. Non sei un fotografo professionista, e non stai girando un documentario per Netflix.
Sono d’accordo, bisogna fermarsi un attimo..