Cambio vitaPensieri di una viaggiatrice

Vivere in funzione del prossimo viaggio? no, grazie.

Perchè si viaggia? e come rapportiamo il nostro viaggiare con quello che è la vita di tutti i giorni? quante volte ci siamo chiesti quale fosse il senso di questo anelare ad andare continuamente “in giro”, soprattutto una volta tornati alla solita vita quotidiana?

Le risposte alla domanda: qual è il senso del viaggio? possono essere tante, da sempre si leggono ovunque un’infinità di argomentazioni – più o meno scontate – a proposito di questo tema, e non solo sul web:

  • perchè è educativo per me/i miei figli
  • per mettersi alla prova/uscire dalla propria zona di comfort

Poi ci sono sempre i classici:

  • per evadere dalla realtà di tutti i giorni
  • per riposarmi/divertirmi

Ed infine qualcuno lo ammette:

  • perchè è come una droga (o una “malattia”), non ne posso più fare a meno.

E le “frasi celebri sui viaggi” che infarciscono soprattutto i social dei viaggiatori ormai in tutte le salse fino alla nausea? Eccone alcune:

Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina (Sant’Agostino): e daie con questo libro…

Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone (John Steinbeck, scrittore americano): non sono sicura di aver capito chi fa che cosa 🙂

La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada (Bruce Chatwin, scrittore e viaggiatore): no grazie, preferisco avere un tetto sulla testa!

Viaggiare è l’unica cosa per cui spendi dei soldi ma che ti fa tornare arricchito (??) : non vale per tutti, c’é chi torna stupido come prima.

Ma le mie preferite sono queste:

Viaggiare moltiplica le vite degli uomini (Banana Yoshimoto, scrittrice giapponese): la mia scrittrice preferita, che parla del senso del viaggio in questo suo libro.

Nessuno ha bisogno di una vacanza quanto uno che ci è appena stato. (Elbert Hubbard, scrittore statunitense): questo è un genio, aveva capito tutto molto prima dell’era dei travel blogger!!

prossimo viaggio senso viaggio

Scherzi a parte, recentemente sono tornata a pormi seriamente la domanda, e non perchè non avessi proprio nient’altro da fare, ma perchè devo confessare che per me da qualche anno a questa parte sussisteva un grosso problema: viaggiare era diventata l’ancòra di salvezza a cui anelare rispetto ad una vita quotidiana – la mia – il cui meccanismo ormai “non girava proprio più”.

Fino a 3-4 anni fa, infatti, il viaggiare per me era quasi sempre accompagnato da sentimenti positivi, anche di leggerezza e di spensieratezza; riuscivo a godermi i giorni di vacanza fino in fondo anche un po’ come venivano, e mi sentivo corroborata ed in forze al ritorno.

Cose dei bei tempi andati ormai, sentimenti da troppo tempo completamente svaniti, sostituiti da un bel punto interrogativo ad ogni ritorno a casa, e da un’aspettativa esagerata nei confronti dell’esperienza del viaggio stesso, che non facevano altro che finire per guastare il tutto.

Viaggiare per fuggire dal quotidiano.

Chiaccherando poi con diverse persone con la stessa “passione” in comune, mi sono resa conto di non essere da sola, anzi, facevo parte di un gruppo bello nutrito. Il gruppo di quelli che: la vita quotidiana è quello che è, spenderò tutti i miei soldi in viaggio (sì, esiste anche un gruppo su facebook che si chiama così), conto i giorni al lavoro tra un viaggio e l’altro, m’interessano solo le ferie etc etc. Un sentimento, un dato di fatto, un problema? come vogliamo chiamarlo non so, apparentemente condiviso da un sacco di persone.

E capiamoci bene, non è questione di avere una vita di cacca a casa.

Tutti quelli che conosco e che dicono così – la sottoscritta in primis – hanno un lavoro che magari gli piace anche abbastanza, una buona stabilità economica (altrimenti i viaggi non potrebbero nemmeno farli), hanno un partner/famiglia, apparentemente non gli manca nulla, insomma.

Eppure, sembra esserci questo malessere strisciante di fondo per cui si continua ad esternare di vivere solo per il prossimo viaggio, spiattellandolo pure in giro come se fosse una cosa positiva.

Dato che per me il famoso mal comune mezzo gaudio non funziona proprio, ho iniziato a chiedermi se veramente la vita che IO volevo avere era questa, un contare i giorni tra un viaggio e l’altro, da una prenotazione a quell’altra, continuando nel frattempo ad aggiornare freneticamente tutti i social, perchè oggi sono quelli in primis che parlano del tuo status di viaggiatore.

Io sono giunta a questa conclusione:

Vivere solo in funzione del prossimo viaggio non è una cosa positiva di cui vantarsi, è un girone infernale che fa male alla salute, e da cui ad un certo momento è necessario uscire.

Ma la soluzione qual è? che alternative ci sono? Che dovevo fare? provare a viaggiare di meno? smettere completamente e vedere cosa succede? Partire e non tornare mai più? (e confesso che l’ho pensato tante volte..) Mettermi a fare la “nomade digitale” che vive e lavora viaggiando? e pensare che ho un mestiere ideale per questo.. sono una grafica e lavoro in proprio già da tanti anni, a me bastano un computer e una connessione internet per lavorare (a mio marito però no, eh).

E il problema era il mio modo di viaggiare o il modo di affrontare la vita quotidiana?

E se la soluzione invece fosse iniziare chiedermi come mai mi pesava così tanto la vita di tutti i giorni e perchè ero così insoddisfatta?

Gli eventi spartiacque (quando capisci che sei alla frutta).

Mentre tutti questi ragionamenti accompagnavano il mio rimuginare pre e post viaggio degli ultimi 3-4 anni, e a me ogni tanto tornava a spuntare il dubbio che sì forse era anche normale andare avanti così, visto che lo facevano tutti, nel 2014 ci ha pensato la vita stessa a darmi un bel calcetto nel sedere per farmi fare un passo avanti.

Iniziato l’anno con un’ansia generalizzata e con un’aspettativa crescente nei confronti del prossimo viaggio programmato, le Bahamas ad aprile 2014, il destino ha voluto – ma guarda un po’ – che proprio da quel viaggio io dovessi tornare a casa dopo solo pochi giorni con un piede rotto.

treasure cay bahamas piede rotto
Con un piede ingessato davanti ad una delle più belle spiagge delle Bahamas: Treasure Cay.

Questo avvenimento ha creato un grosso scompiglio nella nostra vita, non eravamo preparati ad affrontare un evento del genere, noi così bravi sempre a programmare tutto. Abbiamo perso un sacco di soldi, abbiamo litigato con le assicurazioni di viaggio, abbiamo dovuto cancellare anche il viaggio in Scozia, non avevamo più energie di scorta per affrontare il quotidiano, avevamo investito tutta la nostra aspettativa in quel viaggio, e non solo non era andato bene, ci aveva anche procurato guai molto seri.

Nell’autunno, poi, quando ormai stavo finalmente bene, e pensavamo di aver superato il momento negativo, mentre cercavamo la maniera di recuperare le forze, ecco che una grave malattia in famiglia ci ha di nuovo scombussolati tutti quanti.

Per fortuna, poi, le cose sono andate per il meglio per questo familiare, noi però ci siamo dovuti scontrare con la realtà che la vita non dura per sempre, i casini più brutti capitano anche uno dopo l’altro senza nessun preavviso, e che per quell’anno con la sofferenza ancora non avevamo finito.

A gennaio 2015, però, ancora non avevamo imparato bene la lezione.

Per riprenderci da tutto lo stress dell’anno precedente, cosa abbiamo fatto? un bel viaggetto ovvio!! siamo tornati nelle Antille, destinazione che per noi da sempre è sinonimo di qualcosa di bello, quindi sarebbe dovuto andare tutto bene per forza – questo abbiamo pensato. E così prenotiamo 2 settimane sull’isola di Saint Lucia, in una villa molto confortevole con piscina e tutte le comodità. Nonostante questo, secondo voi una volta là siamo riusciti a divertirci, riposarci, rilassarci, riprenderci?

No, non dico tutte queste cose messe assieme, eh, magari anche solo una.

No, niente da fare. Insonnia totale e crisi di pianto in spiaggia. Guardavo il mare cristallino senza nessuna voglia di fare il bagno (cosa inconcepibile per la sottoscritta) e dicevo: io che ci faccio qui? voglio tornare a casa.

saint-lucia-reduit-beach
Saint Lucia, Reduit Beach; la spiaggia di fronte alla quale ho frignato di brutto.

VOGLIO TORNARE A CASA, RENDETEVI CONTO.

Per la prima volta in vita mia mi trovavo nei miei amati Caraibi e volevo solo tornare a casa. Piangevo pure. Mi sono finalmente resa conto che avevo un sacco di cose da sistemare nella mia vita che non andavano bene, e che di certo non sarebbero cambiate al mio ritorno solo perchè ero stata ai Caraibi in vacanza per 15 giorni.

A quel punto mi sono detta: MAI PIÚ.

Mai più mettere i viaggi e le vacanze al primo posto delle cose a cui anelare, mai più attaccarcisi come l’unica cosa bella di un meccanismo che non “gira” più, sperando che ti diano la soluzione ai tuoi problemi o la ricarica dopo un anno difficile. Perchè se è vero che gli imprevisti capitano, quello che non va bene è farsi trovare così sprovvisti di energie, così spremuti dalla propria routine quotidiana, da rischiare di non saltarci più fuori.

E soprattutto, inutile continuare a sperare che organizzare un altro viaggio ti possa salvare il culo, perdonate il francesismo, bisogna riorganizzarsi il quotidiano e le proprie forze ed energie.

Che voglio fare della mia vita, quindi, oltre a riporre le mie aspettative nel prossimo viaggio?

Che cosa volevo fare quindi della mia vita, oltre a sbattermi a lavorare, lamentarmi, aspettare il prossimo viaggio per tirami su, sperando che nel frattempo non capitino altre sfighe?

C’è chi riesce a trovare le forze dentro di sè comunque, chi dalla dedizione al proprio lavoro, chi dagli affetti. Io le cercavo nei viaggi, e quando tornavo a casa finiva tutto. Dato che la vita quotidiana però va affrontata in un modo o nell’altro – a meno che uno non si metta a viaggiare per sempre, ma sono veramente poche le persone adatte a fare ciò e comunque dubito che sia una “soluzione” – è necessario riorganizzarsi.

Mio marito ed io lavoriamo rispettivamente da 21 e 27 anni, conduciamo una vita molto sedentaria e siamo piuttosto attaccati alle famiglie di origine. Praticamente l’italiano medio 🙂

Fino a qualche tempo fa pensavamo che avremmo fatto le stesse cose per tutta la vita, come chi inizia a lavorare in un posto e poi va avanti a tirare la carretta fino alla pensione. Visto che però arrivavamo sempre col fiato corto ed esausti, e nemmeno viaggiare serviva più a niente, ad un certo punto abbiamo iniziato a chiederci se il sistema con cui avevamo impostato la nostra vita quotidiana andava ancora bene oppure no.

Chi dice che bisogna fare in eterno sempre le stesse cose? non è forse più logico ad un certo punto sentire la necessitá di riallineare la propria vita secondo i propri desideri e le proprie necessità? Quello che può sembrare un progetto interessante a 25 o 30 anni, a 40/50 anni quasi sicuramente non lo é più. E allora perchè non fare entrare il cambiamento nella propria vita? non è forse nel quotidiano che sta la vera sfida, piuttosto che nello scovare il prossimo viaggio sempre più lontano o sempre più strano?

A questo proposito, qualche tempo fa leggevo sul blog Alla ricerca di Shambala una citazione dal libro di Claudio Magris “L’infinito viaggiare” che mi sembra calzi a pennello con questo argomento:

Il viaggio come fuga dalla propria realtà quotidiana è “immorale” perché…

“L’avventura più rischiosa, difficile e seducente si svolge a casa; è là che si gioca la vita, la capacità o incapacità di amare e di costruire, di avere e dare felicità, di crescere con coraggio o rattrappirsi nella paura; è là che ci si mette a rischio.

La casa non è un idillio; è lo spazio dell’esistenza concreta e dunque esposta al conflitto, al malinteso, all’errore, alla sopraffazione e all’aridità, al naufragio.

Per questo essa è il luogo centrale della vita, col suo bene e il suo male; il luogo della passione più forte, talora devastante – per la compagna e il compagno dei propri giorni, per i figli – e la passione coinvolge senza riguardi. Andare in giro per il mondo vuol dire pure riposarsi dall’intensità domestica.”

Le vere avventure non sono scalare alte montagne, affrontare gli oceani o viaggiare per anni senza una meta precisa. La vera avventura è il quotidiano, qualunque cosa uno intenda per questo.

E se questo quotidiano non ti sta più bene al punto che rischi di diventare matto, non vai più d’accordo col partner e non hai il tempo e le energie per dedicarti alle persone / cose che ami, allora è ora di cambiare. E questo a costo di smettere di viaggiare o di fare quella qualunque cosa ritenuta indispensabile fino a quel momento per riuscire a continuare a “sopportare”.

E quindi, che vogliamo fare?

Tutte chiacchiere, cara Mafalda, sono buoni di farle tutti. L’argomento “mollo tutto e ricomincio da capo” tira un sacco sul web, tutti ne parlano e quasi nessuno fa niente, l’importante è continuare a lamentarsi.

Tutto vero, tutti ne parlano e quasi nessuno fa qualcosa; noi però stavolta abbiamo deciso di fare sul serio.

In Liguria di nuovo ottimista
Di nuovo ottimista

A dire il vero, avevamo già cominciato in quell’estate del 2013 in cui abbiamo comprato la nostra barchetta per imparare ad andare a vela, con il desiderio di modificare sostanzialmente il nostro stile di vita quotidiano. Gli eventi del 2014, poi, ci hanno messo alla prova, ma adesso posso dire che ne stiamo saltando fuori.

Abbiamo messo in fila le cose, chiedendoci che cosa desideravamo per il nostro presente, quali erano i nostri sogni, ed anche cosa poteva andare bene per il nostro futuro, perchè non siamo più convinti di voler tirare sempre la stessa carretta fino alla fantomatica pensione, che, se tutto va bene ci lascerà in braghe di tela, se mai ci sarà.

Abbiamo bisogno di qualcosa che sia più a misura di noi, di quello che siamo ora, in questa fase della nostra vita.

Prima di tutto, nonostante un tot di paura, abbiamo ripreso e messo di nuovo in mare la nostra barca a vela, con la quale avevamo iniziato ad avventurarci nell’estate di 2 anni fa; dopo il mio incidente in barca in cui mi sono fratturata il piede, non é stata una cosa così automatica, ma l’abbiamo fatto e ne sono fiera.

Poi, qualche mese fa, abbiamo finalmente dato il via ad un piccolo grande progetto a cui lavoravamo come idea ormai da un anno e mezzo, nella pratica dall’inizio di questo 2015.

Una volta tornati dall’illuminante viaggio a Saint Lucia, ad aprile di quest’anno, abbiamo acquistato, investendo tutti i nostri risparmi, un piccolo rustico con un po’ di terreno e con un uliveto in Liguria, una regione che abbiamo iniziato a frequentare e conoscere meglio solo da quando abbiamo la barca, pur essendo relativamente vicina per noi. Ora stiamo ristrutturando  questa antica casa e vorremmo riuscire a dare nuova vita anche al terreno e agli ulivi abbandonati.

É un’idea che era da tanto nei nostri sogni e a cui pensavamo già da molti anni, ma mai finora come un progetto da realizzare concretamente.

Quello che desideriamo.

Nella vita si cambia, come dicevo prima, e il cambiamento é la linfa della vita, bisogna solo avere il coraggio di assecondare quello che magari la nostra vocina di dentro ci suggerisce giá da un po’. Noi:

  • desideriamo fare della nostra vita quotidiana qualcosa di cui andare fieri, e non solo per i soldi che riusciamo a portare a casa;
  • siamo stanchi di stare 10 ore al giorno al chiuso, in un ufficio o inchiodati davanti al pc a spremerci le meningi per un lavoro puramente intellettuale, che poi non ci fa nemmeno più dormire la notte a furia di pensare, abbiamo bisogno di fare qualcosa di più fisico, che ci permetta di stare fuori, muoverci e respirare;
  • siamo stanchi di lavorare solo per far crescere i progetti altrui, abbiamo voglia di un progetto nostro;
  • ci siamo resi conto che é ora di decelerare, non nel senso di non fare più niente, ma per permettere al nostro “conto energie nervose” di non andare continuamente in rosso, soprattutto nei confronti degli imprevisti che possono accadere;
  • avremmo voglia di cimentarci nell’ospitalità per altri viaggiatori, dopo che siamo stati ospiti per tante volte noi stessi; è un concetto che ci piace molto, quello di “casa lontano da casa”. In questo rustico, infatti, sarebbe possibile ricavare due appartamenti, uno per noi e uno per eventuali ospiti;
  • desideriamo vedere crescere e ridare vita a qualcosa di abbandonato, per farne qualcosa di nuovo. E soprattutto..
  • … vogliamo la vista mare!!!! 🙂
casa vista mare liguria
Casa vista mare in Liguria? ce l’abbiamo!!

A proposito, secondo voi poi ci riesco con questa casetta a fare uno scambio casa con una villazza con piscina ai Caraibi?!

Ha haaaa non preoccupatevi, sono sempre io, la solita Mafalda 🙂

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