Avete presente Tripadvisor, il sito che tutto il mondo critica? Ebbene, ogni tanto può anche essere utile a qualche cosa.
L’anno scorso, infatti, mentre ero in cerca di informazioni su alcune isole delle Bahamas, nei meandri del suo forum mi sono incrociata con Giorgia, un’italiana che alle Bahamas vive da più di 11 anni.
Giorgia ha saputo darmi molte informazioni utili per organizzare il mio viaggio, ma non solo, con lei è nato un rapporto a distanza, fatto di tanti argomenti di cui parlare, non solo viaggi o vacanze. Uno di questi argomenti è il fatidico “mollo tutto e cambio vita”; a giudicare da quello che circola in rete, infatti, e dalla quantità di pubblicazioni esistenti sull’argomento, parrebbe ormai che tutti quanti siano arcistufi della loro vita attuale, e che vogliano scappare via dall’Italia.
Mi è venuto perciò spontaneo chiederle quale fosse la sua storia e le sue motivazioni per andarsene così lontano dal belpaese, addirittura in quello che nell’immaginario comune dovrebbe essere una specie di “paradiso terrestre”, e ne è venuta fuori questa chiaccherata
Ecco la mia chiacchierata con Giorgia Ravilli, donna, mamma ed imprenditrice italiana, che attualmente vive ad Harbour Island, Eleuthera, nell’arcipelago delle Bahamas.
UNA DONNA CON LA VALIGIA: ciao Giorgia, la prima domanda è d’obbligo: puoi raccontarci cosa ci fa un’italiana alle Bahamas? come sei “capitata” a vivere in questa specie di icona del “paradiso”?
GIORGIA: È una storia strana, io dico sempre che era destino:). 11 anni fa sono venuta a fare un internship in un delfinario a Nassau, all’epoca volevo fare la biologa marina. Le mie amiche più care dicono sempre che lo sapevano che non sarei più tornata a vivere in Italia, già dopo aver ricevuto la mia seconda email. Sorrido ancora pensando a come avevo descritto Jonathan (mio marito).. onestamente però non è per “colpa” di Jonathan che viviamo ancora qui, io ho trovato la libertà di esprimermi e alla fine ho trovato la mia strada.
UDCV: Tu vivi ad Harbour Island, Eleuthera, una delle isole più VIP delle Bahamas. Come giudichi la qualità della vita alle Bahamas?
G: vivo su un’isola molto piccola ma comunque sviluppata e con un alto tasso di immigrazione. I miei figli sono a contatto con molte culture e questo è molto bello. La cultura Bahamiana però non è molto aperta alla par condicio uomo-donna, solo il padre da diritto di nazionalità sui figli, per esempio.
UDCV: Di cosa ti occupi? è vero che stai in spiaggia tutto il giorno???
G: Sono diventata mamma di due ragazzi, ma lavoro anche, altro che spiaggia tutto il giorno!! Sto seguendo la mia passione, diventare uno chef! Lavoro a fianco di una chef fantastica qui in Harbour Island e spero a breve di poter trasformare il mio sogno di aprire una gastronomia qui sull’isola.
UDCV: Hai aperto un blog, Coccobbello, in cui dici di voler essere una guida virtuale per chiunque desideri avventurarsi nell’arcipelago delle Bahamas, infatti molte persone ti contattano, che cosa ti chiedono? informazioni turistiche?
G: No, piuttosto molti italiani vogliono sapere come fare a lasciare l’Italia e trasferirsi qua. Spesso mi sembra di aver aperto un’agenzia di collocamento! Ricevo poche richieste per info viaggi sembra che tutti se ne vogliano andare dall’Italia.
UDCV: Parliamo un po’ di questa faccenda del mollare tutto, che cos’è? un’utopia? una “moda” dettata soprattutto dal momento di crisi? che cosa ne pensi?
G: É una faccenda che mi lascia molto perplessa sinceramente; io, quando ho “mollato tutto” l’ho fatto senza troppi giri e rigiri, fondamentalmente perchè a me vivere in Italia non piaceva. Quando è stato il momento, mi sono messa in viaggio senza soldi, senza meta precisa e quando mi sono sentita bene in un posto, è lì che mi sono “insediata”.
Vorrei anche cercare di sfatare alcuni miti duri a morire: sento spesso – infatti – di persone che vogliono andarsene dall’Italia perché stanchi di lavorare. Pensano che venendo qua – pur con pochi soldi e nessun tipo di investimento economico – potrebbero mettersi tranquillamente in spiaggia a bighellonare, lavorando magari ogni tanto con i turisti, ma in fin dei conti godendosela e basta.
Questo alle Bahamas non è possibile, a meno che non si venga qui con un alto investimento in denaro da far fruttare. Gli orari di lavoro che facciamo qui, nel settore del turismo in cui io stessa e mio marito lavoriamo, sono molto intensi: in altissima stagione ci si può dimenticare completamente di avere l’oceano a 3 passi da casa.
UDCV: Te la sentiresti di dare qualche consiglio sensato a chi vuole veramente provarci, a lasciare tutto per ricominciare da un’altra parte?
G: Suggerisco di prendere la decisione più a cuor sereno credendo in sè stessi o, come si dice in inglese, facendo un Leap of faith (abbiate fede). Molti ostacoli ce li poniamo da soli e molto spesso passiamo piu tempo nel pianificare che nell’agire; ho imparato durante la mia esperienza ad ascoltare sempre prima di tutto la mia vocina interna.
- Credete in voi stessi.
Quante volte c’è una vocina nella nostra testa ma noi preferiamo non ascoltarla e seguire informazioni o consigli altrui. Io ho imparato che la mia voce solitamente parla delle mie convinzioni piu forti, conosce i miei sogni e conosce quello che davvero voglio, lo so che non è facile ma quando si ascoltano i nostri desideri piu profondi è difficile sbagliarsi.
- Prendetevi cura di voi stessi.
Quando si decide di partire e lasciarsi alle spalle la vita vissuta fino a quel momento capita spesso che si decida di lasciarsi alle spalle anche le buone abitudini, i nostri rituali, nella ricerca di immedesimarsi del tutto nella nuova realtà. Ricordo che per il mio primo Natale speso alle Bahamas avevo deciso che non fosse necessario l’albero di Natale; “ma sei matto ” ho ripetuto per settimane a mio marito, “un albero di Natale quando ci sono 40 gradi?”.
Io però l’albero di Natale lo facevo fin da piccola il primo di dicembre e rimaneva fatto fino al sabato dopo la befana… Quanto ho pianto! Il giorno di Natale alla radio canzoni natalizie a tutto andare e io, in lacrime…non una lucina, non un ago di pino (nemmeno quello finto) niente! Da lì ho imparato a prendermi cura di me, ci sono rituali che sono parte di me, il caffè appena sveglia fatto nella moka, la pizza fatta in casa, l’albero di Natale e cosi tanti altri. Sono piccoli accorgimenti che mi rendono felice e che mi ricordano il motivo per cui ho iniziato il mio viaggio, cioè la ricerca della mia felicità.
- Compromesso, una parola chiave.
Il paradiso terrestre non esiste! Esistono luoghi in cui noi ci sentiamo a nostro agio e dove i compromessi a cui dobbiamo sottoporci sono irrilevanti per il nostro benessere… se trovate un luogo così allora avete trovato il vostro paradiso.
- Circondatevi di persone che hanno i vostri stessi desideri.
Quando ci si circonda di persone che hanno buoni propositi e che attivamente pensano come noi, tutto appare più facile…l’importante è non fermarsi all’apparenza, i fatti contano molto più delle parole.
- Andate per la vostra strada senza paragonarvi ad altri.
Ora come ora si trovano ovunque interviste a persone che ce l’hanno fatta, che hanno cambiato vita e sono felici: bene, bello, ma bisogna ricordarsi che queste sono le loro storie e cercare di ripercorrere sentieri altrui non porta sempre agli stessi risultati. Concentrati su te stesso, e abbi fiducia nelle tue decisioni.
- Esultate per ogni più piccolo risultato.
Scegliere il posto giusto dove andare a vivere – leggevo in vari articoli – che lo si potrebbe paragonare ad una caccia al tesoro… non si sa bene quale sia il traguardo ma ci sono indicazioni sul percorso che ci aiutano a capire se siamo sulla strada giusta. Sii fiero ed esulta tutte le volte che puoi mentre percorri il tuo cammino, così non ti dimenticherai che lo stai percorrendo
- E il conto in banca?
Spesso pensiamo che il successo economico sia tutto quello che conta! Io non la penso così. Ricordatevi però che ci sono spese, a volte importanti, da sostenere quando si decide di andare a vivere all’estero, i permessi di lavoro in primis, spesso sono costosi ed hanno tempi lenti.
UDCV: Ti ringrazio molto per questi consigli che reputo preziosissimi, e vorrei concludere con la solita domanda forse un po’ retorica: qualche volta ti manca l’Italia? pensi in futuro di voler ritornare?
Più che a me manca a Jonathan ed ai bambini mio figlio è altamente insoddisfatto della qualità del prosciutto crudo importato, mia figlia (Aria ha 7 anni) vuole solo intimo italiano Jonathan ama gli aperitivi italiani…
Scherzi a parte, non credo che io tornerò presto ma abbiamo deciso che i bambini finiranno gli studi in Italia, la cultura di base che si riceve è incredibile e spero che servirà anche ad aprire loro gli occhi nel capire che gli Stati Uniti d’America – i nostri vicini più “sviluppati” – sono solo uno stato come molti altri, non il centro dell’universo.
Che cosa ne pensa Mafalda – Una donna con la Valigia: innanzitutto, ringrazio tanto Giorgia per questa chiacchierata, metterla insieme non è stato semplice, ci è voluto del tempo; desideravamo dare dei consigli e fare dei ragionamenti sensati al di là dei soliti stereotipi che si leggono in giro su questo argomento, mollo tutto e cambio vita, basta dare un’occhiata alla quantità di siti web che sono nati, ed articoli che sono stati scritti sull’argomento.
Ci siamo chieste anche, si tratta di una “moda” del momento? la mia risposta è: il fatto che tutti ne parlino forse sì, questa “tendenza” però scaturisce da fatti più che concreti e reali. Scoraggiamento e perdita di voglia di fare ed impegnarsi, sono ormai arrivati a livelli drammatici in Italia, e non soltanto tra chi si trova oggettivamente in condizioni di difficoltà economica, perchè magari ha perso il lavoro, più che mai giustificato quindi nel cercare occasioni e fortuna anche al di fuori del nostro paese.
Scoraggiamento e voglia di buttare tutto all’aria sono ormai diffusissimi invece anche fra tante persone che il lavoro ed una certa stabilità ancora ce l’hanno – oserei dire, forse maggiormente proprio tra queste persone. Sono loro che più di altri spesso sognano di mollare tutto ed andarsene (finendo poi quasi sempre però per tenersi ben stretto quello che hanno, lasciando che i sogni rimangano nel cassetto… oppure no??)
E voi che cosa ne pensate?
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Intervista molto interessante, che ho appena condiviso sulla mia pagina Facebook
Io e Giorgia abbiamo una cosa in comune: anch’io me n’ero andata (e il prossimo anno me ne ri-andrò) semplicemente perchè vivere in Italia non mi piace.
Grazie per avermi fatto conoscere un’altra italiana all’estero!
Grazie Eli! É vero, forse abbiamo centrato il nocciolo della questione, se a uno non piace vivere in un determinato posto, perché non dovrebbe potersene andare? Abbiamo legato il concetto di andarsene alla crisi, ma i motivi possono essere tanti. Giorgia é partita ben prima del periodo della crisi economica, si é posta degli obiettivi solo suoi, in base ai suoi desideri e a quello che voleva fare. Quando si agisce ascoltando la “vocina” il resto, piano piano, viene da sé.. In bocca al lupo per i tuoi progetti!
Grzie, crepi!
Infatti ci sono state (e ci sono tuttora) persone che mi dicono “Eh poverina, immagino che però in Italia stavi meglio, era tutto più bello, etc etc”. E invece no: io sto meglio quando sono via, perchè a me piace scoprire paesi e culture nuovi. Ognuno ha le sue motivazioni, l’importante è essere felici e stare bene.
Un abbraccio!
Grazie a te!