Un giorno di tantissimi anni fa vidi una trasmissione televisiva a tema animali domestici in cui c’era un gatto che si chiamava Gelsomino. Non mi colpì in particolare quel gatto, ma il nome sì. Mi sono detta: se mai un giorno avrò un gatto si chiamerà Gelsomino!
Il destino poi volle che in un sabato pomeriggio di fine ottobre del lontano 2002 in cui eravamo un po’ annoiati, decidemmo – Filippo ed io – di “andare a fare un giro” in un rifugio del gatto della nostra città, per vedere qualche gattino. Avevamo sempre desiderato un animale domestico, ma non lo avevamo mai avuto fino a quel momento.
Quel che è certo è che non avremmo mai potuto immaginare che proprio da quel “giro” di quel 26 ottobre ci saremmo portati a casa, così su due piedi, un soggetto peloso quattrozampe bianco e nero che sarebbe rimasto con noi per più di 18 lunghissimi anni e che avrebbe segnato le nostre vite per sempre.
E ovviamente lo abbiamo chiamato Gelsomino.
Perchè vi sto raccontando queste cose? perchè il nostro piccolo folletto bianco e nero Gelsomino se n’è andato per sempre il 1 marzo 2021 dopo un lungo mese di malattia.
Ogni tanto faceva capolino anche lui in questo blog in qualche articolo, soprattutto quando vi ho parlato della mia esperienza con l’housesitting. Ora che non c’è più in questo articolo vorrei ricordarlo raccontandovi un po’ della sua/nostra storia insieme e di quanto lui sia stato per noi semplicemente il miglior amico di sempre.
I primi 10 anni insieme: Gelsomino gatto giovane
I primi 10 anni di vita insieme sono volati e Gelsomino non ha mai fatto una piega: mangiava, dormiva e faceva la sua vita da gattone da appartamento.
Se il nome per intero era Gelsomino, in realtà noi l’abbiamo sempre chiamato in molti altri modi diversi: Gelso, Gigio, Gigiazzo, Gigi. Ma aveva anche un nome e cognome, qualche volta: Luigi (Gigi) Zampa, per la sua notevole attitudine a menar le zampe alla velocità della luce quando qualcosa non gli andava a genio
Gli sono sempre piaciuti nell’ordine:
- dormire sotto (o sopra) la sua copertina grigia dell’Ikea, meglio se sulla sua poltrona preferita (sì, era la NOSTRA poltrona del NOSTRO salotto, requisita per sempre da lui, amen);
- fare le coccole la sera con noi sul divano, appoggiato sul suo cuscinone sulle nostre ginocchia. Questo è un rito che è andato avanti imperterrito per anni ed anni TUTTI I SANTI GIORNI, addirittura se eravamo in ritardo sull’orario ci veniva a chiamare. Filippo se lo ritrovava dietro alla porta del bagno che lo aspettava perché era ora delle coccole. Quando non eravamo a casa questo appuntamento serale a me mancava tanto (chissà a lui, mah).
- rincorrere Filippo nel corridoio prima che andasse a letto mollando le sue energiche zampate a destra e a sinistra, come se non ci fosse un domani (e come se non volesse che lui andasse a coricarsi). Era formidabile vederlo in azione;
- farsi un giretto sul terrazzino per controllare il vicinato, quando era molto giovane saltava anche sul cornicione. Non abbiamo mai messo reti di protezione, un po’ perché lui era tutt’altro che un gatto avventato, un po’ perché tanto siamo solo al primo piano. Ci è sempre andata bene.
- il suo gatto di pezza grigio: che era poi mio, ecco
- i suoi tappetini: li usava per farsi le unghie, per sdraiarsi e rilassarsi, ovunque c’era un tappetino era il suo
- il suo trasportino. Il trasportino era un oggetto con il quale lui aveva molta confidenza, stava sempre lì di fianco alle sue ciotoline, spesso ci dormiva anche dentro.
- smangiucchiare lentamente dalle sue ciotoline. Ad ogni ora del giorno e della notte era possibile sentire i suoi SCRUNCH mentre sgranocchiava le crocchette. Mangiava con calma, lui, tanto che fretta c’era?
Gelsomino e i (nostri) viaggi
Quando lui è arrivato ci siamo dovuti un po’ riorganizzare, ma non abbiamo mai rinunciato a viaggiare perché avevamo un gatto.
Ricordo che in quello stesso anno, dopo che l’avevamo adottato, subito ce ne siamo andati per un paio di giorni perché c’era il ponte di Ognissanti e per il Capodanno seguente eravamo a Parigi una settimana.
I primi tre anni lo portavamo a casa dei miei genitori quando andavamo via, se ne occupava mio papà, gattaro sfegatato pure lui. Negli anni successivi, quando anche mio padre ha preso un gatto, Gelsomino rimaneva a casa da solo perché non siamo mai riusciti a farlo andare d’accordo con altri gatti. Mio papà andava a dargli da mangiare e controllarlo una volta al giorno; quando mio padre non se l’è più sentita perché troppo in là con l’età, ci aiutavano dei catsitter che venivano anche più volte al dì.
Certo il micio non era molto felice di stare da solo tutto il giorno per lunghi periodi (quando siamo andati in Nuova Caledonia nel 2011 è rimasto da solo per ben 24 giorni) perché, al contrario di quel che si pensa, anche i gatti soffrono di solitudine nonostante siano animali molto indipendenti. Dal decimo giorno in poi iniziava a stressarsi, così mi raccontava mio papà, perchè quando era nervoso cominciava a mollare le sue famose zampate a destra e a manca.
Al nostro ritorno, poi, di solito ci ignorava per almeno 1 giorno prima di “riammetterci” a casa SUA (sì perchè era lui che tollerava che noi stessimo a casa sua hahah ).
Finchè Gelsomino era giovane e stava bene, quindi, non ci siamo mai fatti problemi ad andare via anche per lungo tempo, abbiamo sempre rispettato le sue esigenze come animale, ma c’erano anche le nostre, e noi volevamo viaggiare. Una volta che lui era in buone mani partivamo tranquilli.
Gigio e gli altri gatti
Intromissioni di altri gatti nel suo territorio non ne ha mai tollerati. Nel 2007 abbiamo provato con un gattino di strada che avevamo soccorso ma sono state botte da orbi, ci sono anora i segni degli artigli sul parquet del mio salotto, tanto per dire. Abbiamo lasciato perdere. Il micio rosso in questione – che avevamo chiamato Pippi – poi l’ha adottato la nostra vicina di casa. Anche nell’estate del 2011 quando ho fatto da catsitter ospitando i 3 gatti di mia sorella, abbiamo dovuto adottare una strategia ben precisa, dividendo la casa in due settori: uno per Gelsomino e uno per gli altri tre mici, sennò erano guai seri. Abbiamo desistito quindi dal prendere altri gatti: Gelsomino sarebbe rimasto l’unico Re della casa.
Gelsomino gatto anziano
A partire dal 2012 Gelsomino ha iniziato ad avere problemi di salute. Aveva crisi di asma in cui tossiva molto, le curavamo con cicli di cortisone, finchè il problema non si è cronicizzato e lui tossiva poco ma sempre. Così il veterinario ha stabilito una dose minima di cortisone da somministrargli periodicamente per arginare il problema ed evitare effetti collaterali. Lui comunque lo tollerava molto bene, se consideriamo che alla fine ha preso questo medicinale per circa 8 anni. Mi dicevano che forse era allergico a qualcosa ed io ho iniziato a scervellarmi su cosa poteva essere, così un anno ho provato a sostituire la sua lettiera argillosa con una di quelle ecologiche, che non fanno polvere. Ed il problema effettivamente per un po’ di tempo è migliorato molto.
Poi nel 2016 ha avuto una grossa crisi in cui vomitava sempre, non mangiava più nulla ed era dimagrito tantissimo. Per fortuna con un cambio di alimentazione siamo riusciti a recuperarlo, ma ormai avevamo capito che era iniziato un periodo della sua vita in cui i problemi di salute sarebbero stati sempre più numerosi e ci siamo messi nell’ordine di idee che da quel momento in poi avremmo dovuto dedicargli molte più cure ed attenzioni di un tempo.
Quando si prende in casa un animale domestico bisogna mettere in conto che non ci saranno solo i tempi dei giochi e delle coccole, ma verranno anche i tempi della malattia e della vecchiaia in cui il nostro amico avrà il diritto ad essere amato e curato allo stesso modo di quando era giovane.
Gelsomino gatto viaggiatore
Quando nel 2015 abbiamo acquistato la nostra casa in Liguria, ed abbiamo iniziato a fare avanti e indietro tra Modena e La Spezia, Gigio aveva già 13 anni. A questa età manco ci arrivano molti gatti, ma lui invece no, anche in questa occasione ci ha dimostrato di avere risorse quasi inesauribili. A 13 anni si è trasformato in gatto viaggiatore e tutte le volte che andavamo in Liguria anche solo per il weekend lui veniva con noi; le due ore di macchina per coprire la tratta le sopportava benissimo senza lamentarsi mai, dentro al suo trasportino. Era veramente bravissimo.
Nella nuova casa lui ormai si è perfettamente ambientato da subito, era il re di due case lui! anzi, aveva preso abitudini nuove che gli piacevano un sacco. Nell’ordine:
- salire sui davanzali per guardare il panorama
- trovare nuovi nascondigli dentro all’armadio che ha una porta scorrevole perciò si prestava bene a sgusciarci dentro
- stazionare dietro ad una sorta di rete che avevamo piazzato davanti alla porta di casa (costruita da me con le mie mani) per permettergli di guardarsi intorno ma non farlo “scappare” (lui poi invece è scappato più di una volta e io ho dovuto recuperarlo su per i grippi). La zona era frequentata da altri gatti ed altri animali, prima che fosse recintata, perciò non ci fidavamo assolutamente a lasciarlo andare in giro.
Abbiamo fatto insieme anche qualche piccolo viaggetto, sempre con un massimo di tre ore di auto di spostamento. A destinazione prenotavamo un appartamento per le vacanze, e ci portavamo dietro tutte le cose a cui era abituato: copertina, cuscinone, tappetini e gatto di pezza. Dopo un paio di giorni si abituava alla nuova situazione, per lui l’importante era stare con noi, si fidava ciecamente di noi.
Gli amici di Gelsomino, i suoi housesitter
Dal 2017 in poi abbiamo deciso che non l’avremmo più lasciato a casa da solo, quando partivamo per un viaggio. Doveva prendere medicine più volte al giorno ed io volevo andare via serena sapendo che c’era qualcuno con lui che controllava che stesse bene e gli faceva compagnia. Così è iniziata la nostra esperienza con la piattaforma di Trustedhousesitters, dove ci siamo iscritti come proprietari di casa ed animale domestico. Da quel momento in poi, organizzare un viaggio per noi significava cercare per prima cosa una persona affidabile e premurosa che venisse a stare con lui durante la nostra assenza.
A volte non è stato facile, perchè fidarsi a dare le chiavi di casa e la responsabilità del gatto ad uno sconosciuto non è cosa che ti viene proprio spontanea. Ma noi dobbiamo molto a questa piattaforma – e quindi anche a Gelsomino – per averci fatto fare delle esperienze bellissime, in cui abbiamo conosciuto persone provenienti da tutto il mondo (con qualcuno continuiamo ad essere in contatto) ed aver fatto l’esperienza della fiducia incondizionata, cosa rarissima di questi tempi.
Dal canto suo, Gigio dopo un giorno o due di diffidenza, si adattava alla svelta al nuovo “inquilino” una volta che aveva capito chi gli preparava la pappa e faceva le coccole. I nostri housesitter a volte ci mandavano video in cui gli parlavano in tutte le lingue, Gigio ha quindi imparato nell’ordine: coreano, portoghese, spagnolo e inglese. Mica male eh per un gatto ?!!?
La sua ultima estate
L’estate del 2020 è stata speciale perché l’abbiamo passata interamente in Liguria tutti e tre insieme. Per la prima volta l’abbiamo lasciato libero di girare in giardino, sempre supervisionato da noi. Ormai tutta la proprietà era sicura e recintata e lui con le sue zampette un po’ malate dei gran salti e fughe non ne faceva più. A ripensarci oggi, sono troppo contenta di avergli permesso di fare questa esperienza di uscire all’aperto, anzi sono quasi un po’ pentita di non averlo fatto prima. In agosto abbiamo festeggiato il suo 18esimo compleanno, con tanto di torta e candeline (che poi abbiamo mangiato noi, ovviamente)
La malattia e gli ultimi giorni
Il cambiamento maggiore nelle sue condizioni di salute è avvenuto a partire dal 2018, quando gli sono state diagnosticate ipertensione ed insufficienza renale (malattia molto comune nei gatti anziani) e la quantità di medicine da prendere è diventata esorbitante. Negli ultimi 6 mesi, poi, c’erano stati altri grossi cambiamenti nelle sue abitudini: aveva perso l’appetito e farlo mangiare era diventato un vero e proprio dramma. Inoltre aveva smesso sia di farsi le unghie che di pulirsi il pelo da solo. Noi sopperivamo a queste situazioni spazzolandolo tutte le sere e facendogli tagliare le unghie dalla veterinaria, ma con il senno di poi ora mi viene da pensare che erano stati segnali importanti del peggioramento generale delle sue condizioni che noi probabilmente non avevamo ben compreso. Nei nostri confronti, infatti, Gelsomino manteneva lo stesso atteggiamento e le stesse abitudini di sempre, come le fatidiche zampate e le coccole serali.
Volevo continuare a pensare che lui fosse immortale, una roccia, una specie di highlander, come lo chiamavano anche alcuni dei suoi housesitter.
Purtroppo però la resa dei conti è arrivata anche per lui, e nonostante che fino a pochi giorni prima facesse ancora su è giù per i gradoni della nostra casa in Liguria, il 30 di gennaio Gigio ha smesso di mangiare completamente.
Non era la prima volta che succedeva, quindi all’inizio non ci siamo preoccupati troppo. Quel sabato gli abbiamo preparato qualche bocconcino speciale per invogliarlo, convinti che avrebbe ripreso a mangiare durante la notte ed il giorno dopo, come aveva fatto altre volte. Ma non andò così. E la mattina seguente, era una domenica, l’abbiamo trovato lì che ci guardava con aria sparuta ed interrogativa, senza aver toccato nè acqua nè cibo. Mi sono sentita gelare il sangue nelle vene perché ho capito che stava succedendo qualcosa di grave (il non mangiare per più di 24 ore per un gatto può essere molto pericoloso e sintomo di qualcosa di grave). Perciò l’abbiamo preso e portato nella nostra clinica veterinaria, dove gli hanno riscontrato una grave ipotermia e purtroppo è iniziato un lungo calvario.
Una volta tornato a casa, dopo un giorno e mezzo di ricovero, Gelsomino pesava 1 chilo in meno. Rendetevi conto: da gatto di 5 kg dopo 3-4 giorni ne pesava 4. Come se un essere umano perdesse 15 o 20 kg in pochi giorni. Ha ricominciato però subito a mangiare e a riacquistare peso, quindi questo ci ha resi ottimisti, nonostante tutto. Il destino però ha voluto che nei giorni successivi iniziasse a stare male di nuovo, questa volta per qualche virus che si era preso evidentemente in clinica: raffreddore, febbre e una brutta congiuntivite gli sono piombati addosso tutti assieme e ha smesso di nuovo di mangiare.
Gli facevamo l’aerosol perchè respirasse meglio e per farlo mangiare abbiamo dovuto ricorrere all’alimentazione forzata, con cibo liquido ed una siringa, perchè avendo perso l’olfatto non toccava più cibo spontaneamente. Ma, ancora una volta, continuavamo ad essere ottimisti, anche la veterinaria lo era, perché si trattava di cose curabili e lui aveva sempre dimostrato di avere una fibra forte. Rendetevi conto che abbiamo anche comprato un frullatore per preparagli i cibi liquidi, io avevo setacciato tutti i negozi di alimenti per animali della città per trovare quelli super proteici e ricostituenti che avrebbero dovuto aiutarlo a riprendersi. Abbiamo fatto veramente di tutto e di più senza risparmiarci.
Ma dopo quasi un mese da quando era stato male la prima volta Gelsomino purtroppo non migliorava, e noi eravamo esauriti da tutti questi alti e bassi. Negli ultimi giorni aveva anche iniziato a non camminare quasi più e a cercare dei nascondigli. Io non avevo capito, o forse non volevo solo vedere. Solo in seguito mi sono resa conto che questi erano gli atteggiamenti tipici di un gatto che sta per morire.
La mattina del 28 febbraio la situazione è precipitata quando l’abbiamo trovato inerte tra le sue copertine; era dalla sera precedente che non si muoveva più e così siamo tornati in clinica perché non sapevamo più che cosa fare. I veterinari d’urgenza gli hanno riscontrato un gravissimo blocco intestinale ed hanno tentato il tutto per tutto. L’abbiamo lasciato in clinica per la notte e quando siamo tornati lunedi mattina 1 marzo Gelsomino era in coma e la situazione era irreversibile.
Il mio Gelsomino, la roccia, il combattente, stava cedendo le armi.
Dopo aver parlato con i medici, piangendo l’abbiamo accarezzato per l’ultima volta e l’abbiamo lasciato andare.
Ciao Gelsomino
Sono passate due settimane e lui ci manca tanto. Le giornate erano scandite dalla sua pappa, dalle medicine da somministargli e dalla nostra routine di gruppo formato da due umani ed un felino. É stato così per 18 lunghissimi anni ed ora ci dobbiamo abituare a qualcosa di diverso.
Cerchiamo di consolarci con il pensiero che Gigio è stato sicuramente un gatto che ha avuto una vita bella e lunga. Ci ha dato tanto, in termini di risate, di affetto e di compagnia, e ci ha anche insegnato il rispetto e la dignità. I gatti sono animali fieri e lui era il principe della fierezza. Mi piace anche pensare che facendogli provare nuove piccole esperienze (i viaggetti in macchina, un giro per il giardino della casa in Liguria, gli housesitter quando noi non c’eravamo) abbiamo contribuito a mantenerlo curioso e vivace ed anche a fargli vivere una vita più lunga.
Spero solo che la tenerezza del ricordo dei begli anni trascorsi arrivi presto a soppiantare la tristezza sconfinata che provo ora.
Ciao Gelsomino, ti abbiamo amato veramente tantissimo. Corri felice nell’Arcobaleno, piccolo folletto bianco e nero.
Siete stati tutti fortunati. Donare amore e riceverlo è ciò che riempie le nostre vite ogni giorno. Ora vi amerà da lassù, dall’arcobaleno.
Grazie Laura! Speriamo che ci dia un “occhio” a noi due poveri umani